© 2010 hollywater. All rights reserved. eugenio

Eugenio

Eugenio Toussaint Concerto per Pianforte e Orchestra II°mov.


Vi sono barche a vela che compiono grandi viaggi, lunghe navigazioni. Questi velieri sono rari da incontrare perché, come scriveva il navigatore francese Bernard Moitessier, “..sono come uccelli d’alto mare”, raramente sostano in terra e non hanno l’abitudine di stare rinchiusi nei porti a dondolare pigramente ormeggiati alle banchine, come le tante barche che abbiamo l’occasione di vedere.

Si è calcolato che, per una di queste imbarcazioni che rimangono ferme la maggior parte del tempo, occorrerebbero 10 anni per coprire la stessa distanza che in un solo anno arrivano a percorrere barche impegnate in quei lunghi viaggi.

Ma come mai mi trovo a scrivere di mare..di barche?  In verità io volevo scrivere sull’amicizia…

Scrivo questo perchè alcune amicizie nel tempo rischiano di assomigliare molto a quelle barche che sono sempre più rinchiuse nel loro piccolo porto, e che non navigano quasi più..

Di fatto esiste una tendenza molto comune, quella di valutare l’amicizia in base al tempo di conoscenza, è un dato ritenuto importante per molte persone al momento di stimare i loro rapporti, per alcuni può essere una constatazione confortante e rassicurante.

Infatti amicizie che portiamo avanti da 10, 20 o 30 anni…possono darci la prospettiva di un valore che si reitera nel tempo, ma può anche succedere che l’amicizia, quando non è più tale, si riduca al pari di quelle barche troppo a lungo senza navigare, con le vele sgonfie senza vento, senza nessun impulso, o tutt’al più capaci di piccole navigazioni, ma che vivono sostanzialmente del ricordo di vecchie imprese, gesta oramai che non gli appartengono più.

Al contrario,esistono legami che in uno spazio di tempo relativamente breve riescono a percorrere distanze enormi, sorprendendoci per la capacità di destare in noi sentimenti così profondi.

Mi facevo queste domande e considerazioni pensando al mio amico Eugenio Toussaint, chiedendomi come si può arrivare a provare un’amicizia ed un sentimento così profondo a dispetto di uno spazio condiviso relativamente breve come il nostro.

Poi ho capito che non è la durata nel tempo che determina il valore di un rapporto, ma il valore che in esso risiede e nel momento che lo si esprime.

La vera amicizia è come quel veliero capace di affrontare il mare aperto, senza paura, che rifiuta la tentazione di quel piccolo porto racchiuso in ognuno di noi o non si accontenta comunque delle brevi navigazioni che non dicono e aggiungono nulla di nuovo a noi stessi e gli altri.

Invece il veliero dell’amicizia, per essere tale, ha bisogno di navigare nell’alto mare, esposto al vento ma finalmente libero da ormeggi ed ancore.  Solo in una dimensione senza tali vincoli abbiamo l’opportunità di donarci e provare il valore di un’autentica emozione, anche se questa può corrisponde ad un istante, ma occorre saper cogliere in quel momento, seppur breve, la percezione dell’eternità. Alle volte, in un piccolo spazio della nostra vita, sono racchiuse grandi verità che ne 10 ne 20 anni… ne tutta una vita saprebbero rilevarci, sta a noi saperle capire a tempo.

Con Eugenio tali momenti sono stati tanti, anche attraverso la Sua musica. Grande pianista e compositore, sapeva parlare al cuore di tutti attraverso la sua Arte semplice e pura che spaziava dal jazz alla musica Sinfonica.  Attraverso la sua Musica Eugenio ha influenzato il cammino di tanti suoi connazionali messicani soprattutto grazie al trio jazz “Sacbè”, formato assieme ai suoi fratelli Enrique e Fernando. Assieme hanno percorso una carriera trentennale indicando la strada del jazz ad intere generazioni. Infatti quasi profeticamente il gruppo si era chiamato allora “Sacbè” che in lingua Maya indicava il sentiero, il cammino sacro.

Un mese fa, l’8 di febbraio, Eugenio è partito per un viaggio, un’altro grande Viaggio, questa volta in solitario, che lo porterà ancora più lontano.

Oggi, un mese dopo dalla sua partenza siamo qui, riuniti su questa riva, noi che gli abbiamo voluto così bene, per volgere un ultimo sguardo verso l’orizzonte. Quell’orizzonte sul cui bordo ci sembra ancora di intravedere il fluttuare di un’ultima immagine, alla ricerca del ricordo nei nostri occhi prima che svanisca del tutto, prima dell’attimo in cui si varca il confine tra mare e cielo, la linea oltre la quale i velieri affrontano il mare aperto.

Volgeremo ancora il nostro sguardo verso quell’orizzonte, uno sguardo carico di nostalgia. Sempre in cerca di quella vaga apparizione nei nostri occhi, ma con il tuo ricordo per sempre nel nostro cuore.

Scrivi un Commento

Devi esssere autenticato per commentare.