La prima domanda che mi sento sempre rivolgere è quale strumento suono.
Quando suonavo la chitarra, la risposta era semplice. Era semplice anche rispondere “la viola”, strumento con il quale mi sono diplomato al Conservatorio e che ho suonato per oltre 15 anni in numerose orchestre Sinfoniche nel mondo.
Oggi, suono l’Harmonica, e il discorso si fa più complicato. Le vere potenzialità di questo strumento non possono essere riassunte in una parola. I suoi segreti sono come racchiusi in un piccolo scrigno al pari alle sue dimensioni.
La seconda domanda, alla quale non mi è sempre facile rispondere, è quale musica suono.
Ho sempre diviso la musica in due sole categorie: quella bella e quella brutta, sforzandomi di fare quella che considero bella. E trovo naturale muovermi tra interpretazione ed improvvisazione, perché ognuno di questi aspetti esprime una mia esigenza precisa.
La classica riflette il mio percorso formativo attraverso anni di studio, approccio grammaticale importante per affrontare una partitura e saperla estrarre da uno spartito e farla vivere.
Il jazz è invece pensiero libero, vitalità ed esigenza espressiva. Un modo di raccontarsi a se stesso e agli altri.
Mi sento profondamente legato all’atto fisico del suonare e ritengo affascinante pensare allo strumento, qualsiasi esso sia, come un semplice mezzo, come dice la parola stessa… uno strumento, ma con la stupefacente capacità di dare un suono alle nostre emozioni.
About me
La prima domanda che mi sento sempre rivolgere è quale strumento suono.
Quando suonavo la chitarra, la risposta era semplice. Era semplice anche rispondere “la viola”, strumento con il quale mi sono diplomato al Conservatorio e che ho suonato per oltre 15 anni in numerose orchestre Sinfoniche nel mondo.
Oggi, suono l’Harmonica, e il discorso si fa più complicato. Le vere potenzialità di questo strumento non possono essere riassunte in una parola. I suoi segreti sono come racchiusi in un piccolo scrigno al pari alle sue dimensioni.
La seconda domanda, alla quale non mi è sempre facile rispondere, è quale musica suono.
Ho sempre diviso la musica in due sole categorie: quella bella e quella brutta, sforzandomi di fare quella che considero bella. E trovo naturale muovermi tra interpretazione ed improvvisazione, perché ognuno di questi aspetti esprime una mia esigenza precisa.
La classica riflette il mio percorso formativo attraverso anni di studio, approccio grammaticale importante per affrontare una partitura e saperla estrarre da uno spartito e farla vivere.
Il jazz è invece pensiero libero, vitalità ed esigenza espressiva. Un modo di raccontarsi a se stesso e agli altri.
Mi sento profondamente legato all’atto fisico del suonare e ritengo affascinante pensare allo strumento, qualsiasi esso sia, come un semplice mezzo, come dice la parola stessa… uno strumento, ma con la stupefacente capacità di dare un suono alle nostre emozioni.