E’ sempre una grande emozione alla quale non mi abituerò mai, sento il mio telefono squillare…lo estraggo dalla tasca, guardo lo schermo e leggo: Maestro Ennio Morricone.
...una nuova colonna sonora…un concerto….una nuova composizione…oramai sono alcuni anni che collaboro con il Maestro, le sue telefonate annunciano momenti musicali unici, che inevitabilmente diverranno storia, ed io avrò il privilegio di esserne interprete e testimone.
Vi sono pochissime persone che possono considerarsi oggi Mito e il Maestro è certamente una tra queste.
Leggo sul dizionario; Mito – dal greco mythos ‘parola, discorso, racconto’. La Musica di Morricone forse più di altre sa anche essere racconto.
Le sue splendide melodie nella loro semplice genialità sono state capaci di comunicarci emozioni, suscitare in noi ricordi ed immagini, a tal punto da farci sentire la sua musica anche nostra.
In fondo l’artista con la sua opera d’arte a quale ulteriore consacrazione potrebbe ambire? Che cosa mai potrebbe desiderare, se non che la sua creazione una volta ultimata cessi di essere sua e venga percepita come propria da ogni singola persona del pubblico?
Un’ opera d’arte è tale quando riesce a sfiorare le Verità, quelle che vivono in ciascuno di noi. Ognuno riconoscerà in essa un qualcosa, una parte che gli appartiene e che sentiva di voler esprimere, ma non sapeva come farlo… o addirittura non sospettava nemmeno di avere tale esigenza fino a quel momento.
Qui si parla di Mito perché la musica, più di altre arti, rappresenta nella sua inconsistenza materica il trascendente.
Il musicista modella qualcosa di impalpabile come il suono e, combinando tra loro tutti gli elementi che lo possono comporre, formula un risultato sonoro che misteriosamente arriva ad essere compreso attraverso un linguaggio in noi innato e che supera ogni barriera culturale.
Ecco allora emergere la figura del musicista che al pari di un alchimista utilizza predisposizione e conoscenza e realizza la perfetta sintesi degli elementi sonori in un equilibrio perfetto.
La Musica, un linguaggio universale e misterioso che addirittura precede la parola, ancestrale, ossia in relazione con le Origini e quindi investito di sacralità.
Sacralità che traspare nella ricerca infaticabile del musicista, del vero artista che aspira alla perfezione, all’elevazione.
Avere il privilegio di presenziare al lavoro del Maestro Morricone durante una giornata di registrazione alla Forum, la Sala dove sono nate tutte le musiche che lo hanno reso celebre ed acclamato, è un esempio di quanto ho descritto.
Mi ricordo la grande emozione del momento in cui mi comunicò che aveva scritto una composizione per me; “Immobile nr. 2, per Harmonica e Orchestra”.
Il Maestro Morricone, dopo aver dedicato tanta musica al mio strumento ed essendo a conoscenza della mia attività anche come interprete di Musica Classica, decise di scrivere questo brano, del quale ho eseguito la Prima Mondiale a Tokio nel 2003 e la Prima Italiana presso il Nuovo Auditorium di Roma, diretta dallo stesso Morricone il 16 giugno 2010 con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia.
Ma al di là dell’onore e il prestigio di ricevere tale dedica dal Maestro, i ricordi più belli sono quelli vissuti in sala di registrazione, ossia il luogo ove si vive ogni istante della realizzazione artistica, dove si riesce ad apprezzare la grande e raffinata esperienza, ma comunque sempre al servizio di una passione ed una ricerca immutata nel tempo, il luogo dove si applica il misterioso archetipo, la formula sconosciuta, la pozione melodica che incanterà il Mondo.
Ci sembrerebbe naturale immaginare, quando ammiriamo un’Opera d’Arte nella sua bellezza ed armonia, che il suo Creatore, l’artista, debba possedere e quindi anche esprimere in …
Il Mito
E’ sempre una grande emozione alla quale non mi abituerò mai, sento il mio telefono squillare…lo estraggo dalla tasca, guardo lo schermo e leggo: Maestro Ennio Morricone.
...una nuova colonna sonora…un concerto….una nuova composizione…oramai sono alcuni anni che collaboro con il Maestro, le sue telefonate annunciano momenti musicali unici, che inevitabilmente diverranno storia, ed io avrò il privilegio di esserne interprete e testimone.
Vi sono pochissime persone che possono considerarsi oggi Mito e il Maestro è certamente una tra queste.
Leggo sul dizionario; Mito – dal greco mythos ‘parola, discorso, racconto’. La Musica di Morricone forse più di altre sa anche essere racconto.
Le sue splendide melodie nella loro semplice genialità sono state capaci di comunicarci emozioni, suscitare in noi ricordi ed immagini, a tal punto da farci sentire la sua musica anche nostra.
In fondo l’artista con la sua opera d’arte a quale ulteriore consacrazione potrebbe ambire? Che cosa mai potrebbe desiderare, se non che la sua creazione una volta ultimata cessi di essere sua e venga percepita come propria da ogni singola persona del pubblico?
Un’ opera d’arte è tale quando riesce a sfiorare le Verità, quelle che vivono in ciascuno di noi. Ognuno riconoscerà in essa un qualcosa, una parte che gli appartiene e che sentiva di voler esprimere, ma non sapeva come farlo… o addirittura non sospettava nemmeno di avere tale esigenza fino a quel momento.
Qui si parla di Mito perché la musica, più di altre arti, rappresenta nella sua inconsistenza materica il trascendente.
Il musicista modella qualcosa di impalpabile come il suono e, combinando tra loro tutti gli elementi che lo possono comporre, formula un risultato sonoro che misteriosamente arriva ad essere compreso attraverso un linguaggio in noi innato e che supera ogni barriera culturale.
Ecco allora emergere la figura del musicista che al pari di un alchimista utilizza predisposizione e conoscenza e realizza la perfetta sintesi degli elementi sonori in un equilibrio perfetto.
La Musica, un linguaggio universale e misterioso che addirittura precede la parola, ancestrale, ossia in relazione con le Origini e quindi investito di sacralità.
Sacralità che traspare nella ricerca infaticabile del musicista, del vero artista che aspira alla perfezione, all’elevazione.
Avere il privilegio di presenziare al lavoro del Maestro Morricone durante una giornata di registrazione alla Forum, la Sala dove sono nate tutte le musiche che lo hanno reso celebre ed acclamato, è un esempio di quanto ho descritto.
Mi ricordo la grande emozione del momento in cui mi comunicò che aveva scritto una composizione per me; “Immobile nr. 2, per Harmonica e Orchestra”.
Il Maestro Morricone, dopo aver dedicato tanta musica al mio strumento ed essendo a conoscenza della mia attività anche come interprete di Musica Classica, decise di scrivere questo brano, del quale ho eseguito la Prima Mondiale a Tokio nel 2003 e la Prima Italiana presso il Nuovo Auditorium di Roma, diretta dallo stesso Morricone il 16 giugno 2010 con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia.
Ma al di là dell’onore e il prestigio di ricevere tale dedica dal Maestro, i ricordi più belli sono quelli vissuti in sala di registrazione, ossia il luogo ove si vive ogni istante della realizzazione artistica, dove si riesce ad apprezzare la grande e raffinata esperienza, ma comunque sempre al servizio di una passione ed una ricerca immutata nel tempo, il luogo dove si applica il misterioso archetipo, la formula sconosciuta, la pozione melodica che incanterà il Mondo.